Né rumore né passo spezza
dell’aria settembrina la mitezza.
Placato l’affanno del giorno,
scivola lenta la notte
che tutto ovatta e trasfigura:
trapunta di stelle quieta
ogni cosa avvolge nel silenzio
a tratti interrotto solo dal miagolio
di un gatto, giù nel cortile.
Scorgo, la schiena poggiata a un’anta,
dei monti il profilo, sfondo di tegole e tetti,
e di balconi fioriti l’odorosa ombra.
Alto e nitido nella sua fierezza
si staglia in questa notte di stelle.
Silenzioso respira, ascolta un soffio gentile.
Carezza il suo tronco una mano tremante
e lui freme a quegli occhi, rimando di luce.
Passione dolce e profonda si svela
in un verso d’amore, sfugge a labbra socchiuse
e magiche dita affonda nel cuore.
Scritta a Tolmezzo, il 10 settembre 2016