La parola scritta è un suono che può risuonare innumerevoli volte, restando simile a sé stesso e riconoscibile, ma assumendo infinite possibili sfumature.
È il lettore ad attribuire quelle sfumature di suono a ciascuna parola scritta: lo fa secondo la sua competenza nella lettura, il suo gusto, il suo umore del momento. E in relazione al fatto che stia leggendo il testo frettolosamente o con lentezza, assaporandone ogni caratteristica.
Si tratta del suono immaginato o rievocato nella lettura silenziosa (e, allora, risuonerà nella mente di chi legge). Oppure si tratta di un suono riprodotto e reinterpretato nella lettura o nella recitazione a voce alta.
Il suono delle parole, nella scrittura, è essenziale. Se si perdesse, non riusciremmo a cogliere neanche le rime e le assonanze di una poesia.
ll suono della parola scritta è fatto della risonanza di ogni singola parola, ma nello stesso tempo di tutto ciò che possa aiutare il lettore a intuire e immaginare, è fatta dal “suono mentale” della parola, cercando di riprodurre tutte le sfumature sonore che quella parola scritta avrebbe avuto, nelle intenzioni dell’autore, se fosse stata una parola parlata.
L’autore può impiegare una serie di artifici per suggerire un tono di voce. Scegliere accuratamente le singole parole da accostare, costruire frasi, usare abilmente la punteggiatura e gli spazi vuoti per costruire un ritmo di lettura.
Il lettore può trascurare le indicazioni implicite dell’autore, ma quanto più le indicazioni implicite dell’autore sono nette e coerenti, tanto più l’interpretazione del lettore può risultare simile all’intenzione dell’autore e tanto più l’autore stesso riuscirà a parlare attraverso la propria voce mentale nel proprio testo.
Emma Di Stefano